La passione per la fotografia ha impegnato Mario De Biasi a tempo pieno per tutta la vita. La figlia Silvia ricorda che suo padre ritornava a casa alla conclusione di un servizio fotografico che lo aveva trattenuto in capo al mondo per mesi ed immancabilmente il mattino successivo, prima dell’alba, usciva per le vie di Milano a cercare nuovi scatti; mai appagato dalle fotografie scattate nelle numerosissime missioni in giro per il mondo, non smette mai di fotografare Milano, uno dei suoi soggetti prediletti. Le immagini di De Biasi non sono riconducibile ad una sola categoria fotografica, il suo entusiasmo lo ha fatto diventare di volta in volta fotogiornalista, fotografo di guerra, fotografo di strada, fotografo sportivo, ritrattista, fotografo di cinema, fotografo naturalista. Ha praticato con impegno anche la macrofotografia e la fotografia di ricerca formale.
Guardando i suoi lavori si percepisce la continua ricerca dell’immagine significativa: ogni sua fotografia è fruibile anche isolata dal contesto. In qualunque posto fosse, il suo intuito gli suggeriva se qualcosa di interessante stava per avvenire e così, appostato, aspettava il momento per documentarlo.
Ci sono molti aspetti da considerare guardando le sue fotografie: a De Biasi piaceva riprendere qualunque cosa, a patto di evidenziarne un aspetto interessante che spesso veniva messo in luce utilizzando un angolo di ripresa originale.
Gli esempi sono molteplici, come le foto del “Gamba de legn”, il treno a vapore delle prime linee tranviarie che univano il centro di Milano con i comuni limitrofi. La fotografia mostra la motrice ripresa dall’alto mentre esce dal deposito tra i palazzi, la luce del tramonto illumina il fumo ed allunga le ombre; la luce ed il punto di ripresa creano l'immagine di un mostro d’acciaio che sputa vapore mentre sbuca dalle case della Città.
Nel 1953 scatta la meravigliosa fotografia “I pattinatori”: il campo di pattinaggio è fotografato dall’alto con il tempo adatto a mostrare sia i personaggi fermi sulla patinoire, congelati dallo scatto, che gli altri pattinatori mossi nel vortice delle evoluzioni.
Come è possibile non emozionarsi davanti alla fotografia del Balletto di Rimini dello stesso anno? De Biasi è lì per fotografare come stanno cambiando le vacanze in Italia, ma scopre che al Grand Hotel ci sono alcune ballerine che fanno le prove su un terrazzo; ecco, si arrampica sul cornicione di una finestra soprastante e le riprende in volo, in questa fantastica immagine, segnata dalla simmetria delle due ballerine, dalle loro ombre e dalla grafica dei tavolini di ferro battuto.
Per il suo lavoro sulla Nave Scuola “Amerigo Vespucci”, si arrampica sull’albero maestro e riprende la poppa dall’alto, il bianco dei cappelli dei cadetti schierati sul ponte crea una composizione originale, che stimola la curiosità di chi guarda.
Per descrivere la Riviera romagnola, scatta la fotografia della spiaggia di Rimini da un aereo ed anticipa le foto dei nostri tempi che utilizzano il drone per la ripresa, creando una gioco di geometria e colore con gli ombrelloni aperti.
Sicuramente a De Biasi sono sempre piaciuti gli scatti dall’alto, per fotografare spesso si è coraggiosamente arrampicato anche su strutture non idonee, ma non ha disdegnato altri angoli di ripresa. Gli esempi sono numerosissimi: la sua fotografia del 1949 “riposo sui fiaschi alla Fiera Campionaria” coglie i due protagonisti di spalle; dalla giacca che indossano è evidente che appartengono al ceto medio; il punto di ripresa basso indirizza l’occhio sui fiaschi di vino vuoti, utilizzati come precari sedili per riposarsi in compagnia, un particolare che ci racconta una società “felice con poco”, ma non priva di iniziativa e fantasia.
Tra le sue fotografie di New York del 1956 c’è quella intitolata “tracce” che utilizzando anche qui un punto di ripresa “basso” sottolinea l’effetto grafico delle tracce delle auto sull’asfalto bagnato e appena innevato del centro metropolitano.
Un’altra fotografia esemplare per il punto di ripresa è quella scattata in occasione del Festival del Cinema di Venezia nel 1958 a Sophia Loren: quando tutti i paparazzi sono schierati di fronte alla diva, De Biasi si apposta in posizione scomoda alle spalle della Loren e scatta la sua fotografia quando l’attrice si volta e gli sorride: il pensiero di De Biasi è che se tutti stanno fotografando il soggetto dallo stesso punto di vista, per trovare un’inquadratura originale, la prima cosa da fare è utilizzare un punto di vista diverso. Questo modo di scegliere l'inquadratura si ritrova in numerose immagini riprese da punti di vista inconsueti come nella fotografia della facciata del Duomo scattata attraverso gli spruzzi della fontana antistante, che, fotografati in controluce sembrano raddoppiare le guglie della Cattedrale.
A De Biasi piacevano anche le immagini riflesse, ci ha lasciato molti ritratti di personaggi dello spettacolo riflessi, sono famosi i ritratti della Loren, della Cardinale e della Fracci mentre si trucca davanti al doppio specchio.
Nel suo repertorio anche gli specchi “naturali” delle vetrine o delle pozzanghere sono spesso utilizzati, come le fotografie Domenica in Viale Forlanini, quella di New York del 1964 e quella del Duomo riflesso nella pozzanghera dell’acciottolato della Piazzetta Reale.
Possiamo dire che Mario De Biasi è stato un fotografo entusiasta, si è dedicato per tutta la vita alla Fotografia ed ha sempre cercato di stimolare l’attenzione del fruitore delle sue fotografie o riprendendo un evento straordinario o stimolando la curiosità con un punto di vista inusuale.