Vita e Morte – Rapsodia Messicana è un libro fotografico di Giuseppe Cardoni, edito dall’Autore stesso insieme a Luciano Zuccaccia, che racconta in 32 fotografie il “Dia de los Muertos”, una festa popolare messicana molto sentita e partecipata, che corrisponde cronologicamente alla nostra giornata di commemorazione dei morti, ma che sovrappone alle manifestazioni di culto della ricorrenza cristiana l’antica festa per i defunti della tradizione indigena.
La festa dura tre giorni e celebra i defunti che in questa occasione tornano sulla terra per ritrovare i parenti; in quei giorni i Messicani organizzano danze, musiche e riti in prevalenza festosi, ma popolati da maschere lugubri ed angoscianti. Luca Cardinalini nel breve testo di presentazione scrive: «pregare sembra essere l’ultimo dei pensieri in Messico, dove il lutto viene esibito con suoni, costumi, musiche, danze, colori ma anche con maschere e presenze inquietanti quasi a rendere familiare e amica la paura e l’inquietudine».
Le fotografie del libro sono stampate su carta patinata, monocromatiche, quasi tutte in bianco e nero, tranne le tre fotografie di copertina che sono in rosso e nero; le immagini orizzontali si sviluppano in tutto il libro su doppie pagine ripiegate con la stampa al vivo; questa caratteristica oltre a mantenere la dimensione ottimale delle immagini, con l’assenza dei margini consente al racconto di avere un flusso ininterrotto, quasi non esistessero pause tra le immagini.
L’immagine di copertina mostra un giovane col volto truccato e disegnato che esce dal buio e tende una mano che impugna una pistola, segue l’immagine notturna di due donne in abito scuro in un cimitero illuminato dalle fitte candele disposte sulle tombe per la ricorrenza; nel racconto diurno che si sviluppa nelle pagine seguenti appaiono riferimenti alla morte o all’oltretomba e vi compaiono processioni, musicanti, personaggi mascherati e fantocci dall’aspetto diabolico; si ripiomba quindi nel buio della notte con figure inquietanti che vagano nel cimitero. Nelle immagini di chiusura tornano gli aspetti devozionali del cimitero di notte.
Il racconto si svolge perciò in un “continuum”, attraverso immagini che sono talora sfuocate, mosse, sgranate o buie che rendono al meglio l’atmosfera sospesa tra realtà e sogno nella doppia apparenza festosa ed esoterica al limite dello psichedelico. La tecnica fotografica, non è estetizzante ma risulta assai efficace, interpreta in modo straordinario lo spirito di questa festa e le credenze dei nativi messicani che, sospesi tra religione e spiritismo, intendono così esorcizzare la morte.